La quarta campata accoglie un vasto tappeto musivo in cui si rappresenta la significativa storia biblica del profeta ebraico Giona, rappresentata in un mare pescoso. Giona, inviato da Dio a predicare nella città di Ninive, antica capitale dell’Assiria, in Mesopotamia, si oppone a tale missione per spregio della popolazione della città, corrotta nei suoi costumi, e per questo fugge, imbarcandosi su una nave di Fenici. In seguito a una tempesta furiosa, Giona rivela ai marinai il timore che sia stata l’ira divina a scatenare la bufera, quale punizione inflitta alla sua disobbedienza. I marinai si trovano costretti a gettarlo in mare, dove Giona viene inghiottito da un mostro marino che dopo tre giorni lo espunge, rigettandolo sulla spiaggia della Palestina. Il profeta che nel ventre del mostro aveva implorato Dio di salvarlo, capisce di doversi recare a Ninive, per svolgere la sua missione e dopo la conversione della città, predispone un rudimentale giaciglio che Dio rende rigoglioso con piante di ricino, per dare ristoro al profeta sfinito e confuso. Egli medita sul perdono riservato da Dio al popolo di Ninive, ormai convertito, con un certo risentimento. Ma Dio ha pietà di lui e lo salva più volte dalla sua stessa attitudine al senso di morte indotto dal desiderio di rivalsa. La storia di Giona è profonda e presenta molteplici significati; il messaggio di questo libro profetico, con il suo dialogo fra penitenza, misericordia, paura, rabbia e testardaggine, insegna che la misericordia vince sempre e quella divina è onnipotente. Questa storia biblica, viene reinterpretata da Gesù Cristo, secondo i Vangeli di Matteo e Marco, come il simbolo della sua morte (Giona inghiottito), della sua risurrezione (Giona rigettato) e della chiamata di tutti i viventi alla salvezza universale (Giona sotto il ricino).
Per la pregnanza simbolica, la vicenda di Giona è un motivo ricorrente nell'arte paleocristiana, allusivo alla resurrezione dei morti. La vasta scena musiva è stata qui restituita in tre scene centrali, tradotte in disegno a rilievo, per comprendere la sequenza degli eventi:
- Giona gettato tra le fauci del mostro marino, da uno dei tre marinai presenti sull’imbarcazione, qui raffigurata in un vasto mare pescoso.
- Giona rigettato dalla pistrice - animale fantastico della mitologia greco-romana, una sorta di serpente marino - su un giaciglio. La pistrice era un grande mostro che simboleggiava anche la paura verso l'ignoto.
- Giona riposa sotto un pergolato di viticci di ricino (o zucche), disteso su un giaciglio e circondato dal mare pescoso.
La resa dell’anatomia di Giona, come per altre raffigurazioni antropomorfe, tende a un’elegante, voluta stilizzazione dei corpi. Va considerato come tutto intorno, tra linee che indicano le onde marine, nel disegno a rilievo restituite con punteggiature ondulate, sia possibile scorgere svariati pesci, polipi e molluschi, che arricchiscono di elementi naturalistici, immaginifici e poetici, la rappresentazione.